Per una “Medicina” sobria, rispettosa e giusta:

  1. Sobria perché: fare di più non vuol dire fare meglio…
  2. Rispettosa perché: ognuno ha diritto di essere quello che è e dire ciò che pensa…
  3. Giusta perché: è tutela della salute  e cure appropriate, adeguate alla persona e alle circostanze…

Il Professionista Slow:

  • sa mettere in discussione i percorsi di cura tratti dall’evidence based medicine sulla base del rapporto tra benefici, rischi e incertezze, per adattarli alle esigenze e ai valori del paziente e delle persone a lui prossime;
  • …si pone una rigorosa linea etica: il paziente e  le persone a lui prossime sono al centro degli interventi, il cui scopo è quello di aumentarne il benessere psico-fisico e l’autonomia anche decisionale;
  • fa molta attenzione ad evitare di manipolare i pazienti o utilizzarli per il proprio vantaggio; evita di approfittare della loro fragilità per creare dipendenza. Si assicura di non dare mai  informazioni inesatte o incomplete;  evita di  denigrare o sconsigliare le altre forme di cura. Non crede e non fa credere ai pazienti di possedere la “vera” completa conoscenza;
  • ha una profonda consapevolezza di quali siano i limiti della medicina e non propone al paziente trattamenti che siano troppo onerosi da sopportare o con vantaggi troppo ipotetici e  incerti;
  • è consapevole che la salute si difende e si protegge a livello sociale, economico, ecologico, sistemico e di conseguenza deve essere al centro di tutte le politiche, non solo quella sanitaria: di qui la necessità di una valutazione sistematica dell’impatto delle politiche pubbliche sulla salute dei cittadini;
  • è, prima ancora che un tecnico competente, un educatore: di qui la centralità degli aspetti comunicativi e relazionali del percorso di cura, che implicano il costante coinvolgimento dei cittadini nella gestione della salute;
  • si pone le seguenti domande: qual è il paradigma entro il quale si riconosce la mia pratica? Ciò che propongo funziona, ottengo cioè risultati utili per il benessere della persona? Con quali effetti dannosi associati? Come misuro i miglioramenti? In che modo i percorsi che propongo ai miei pazienti si integrano in modo utile e sostenibile per lui con altri percorsi e con altri sistemi della cura con cui entra in contatto?
  • studia, ricerca e si confronta con altri professionisti, per poter prospettare al paziente quale procedura è documentata, quale è frutto di esperienza, quale è opinabile;
  • è in grado di riconoscere quello che non sa e rifugge all’autoreferenzialità.

Un percorso in continuo divenire per stabilire un rapporto incentrato sulla qualità della relazione e della comunicazione nell’intervento di cura, che lasci spazio alla medicina narrativa , il paziente racconta la sua storia, il medico ascolta.