Nell’ultimo decennio si è rivalutato il ruolo della terapia ormonale sostitutiva (TOS) della menopausa, grazie all’utilizzo di bassissimi dosaggi, all’introduzione di nuovi progestinici con un profilo di sicurezza migliore e alla pubblicazione di studi che supportano i vantaggi del trattamento per la salute della donna in post-menopausa. Sulla base delle raccomandazioni delle società internazionali che si occupano di TOS, non esiste indicazione a interrompere tassativamente il trattamento dopo un determinato periodo. Pertanto, nella gestione della donna che assume TOS si devono considerare aspetti quali dose ormonale da usare, tipo di progestinico da associare, modo di somministrazione e follow-up.

Nell’ultimo decennio è stata profondamente rivalutata l’utilità e l’importanza della terapia ormonale sostitutiva (TOS) per la salute della donna in post-menopausa, anche grazie all’introduzione di nuove molecole, specialmente in riferimento ai nuovi progestinici disponibili. Infatti, numerose evidenze sono emerse in letteratura che dimostrano la significativa correlazione tra i sintomi immediati della menopausa e il rischio per la salute metabolica, del sistema cardiocircolatorio, dell’osso e del sistema nervoso centrale, così da sviluppare il concetto che la donna che più manifesta sintomi climaterici è più a rischio in futuro per queste problematiche.

Attuare una TOS, pertanto, consente di migliorare nell’immediato il benessere e la qualità di vita della donna con menopausa sintomatica, ma permette inoltre di ridimensionare i rischi per la salute futura.

La Società Italiana della Menopausa (SIM) nel 2017 ha coniato delle raccomandazioni sulla TOS, in linea con le raccomandazioni delle società mondiali che si occupano di menopausa: suggerisce di proporre la TOS alle donne sintomatiche, di età inferiore ai 60 anni e comunque entro i 10 anni dalla menopausa, dopo aver escluso la presenza di controindicazioni; la TOS, inoltre, deve far parte di una serie di interventi volti a migliorare lo stato di salute generale, comprendente raccomandazioni sullo stile di vita, sulla nutrizione e sull’attività fisica. Tra questi aspetti, l’attività fisica presenta, per altro, una correlazione diretta con i sintomi della menopausa: le donne che svolgono abitualmente attività fisica avvertono sintomi meno intensi e l’allenamento migliora il controllo termoregolatorio e riduce i sintomi soggettivi connessi con la vampata di calore. Obesità e sovrappeso, sono stati correlati negativamente col sintomo vampata: donne con maggiore BMI riferiscono più vampate rispetto alle coetanee magre, aumenti del tessuto adiposo in peri-/post-menopausa aumentano i sintomi neurovegetativa, mentre la perdita di peso migliora la sintomatologia riferita. Di conseguenza, la donna che segue un percorso di terapia ormonale della menopausa dovrebbe essere sempre esortata ad uno stile di vita e dietetico idoneo.

Tra i principi generali della TOS, le variabili da tenere in considerazione sono relative al dosaggio di estrogeni da utilizzare, al tipo di progestinico da associare nella donna che ha l’utero, al modo do somministrazione della terapia, nonchè al follow-up della donna in trattamento e alla durata del trattamento stesso.

Dopo l’inizio di una TOS, sarebbe opportuno rivalutare la donna entro 2-3 mesi, col fine di valutare l’efficacia e l’eventuale insorgenza di eventi avversi. Le raccomandazioni nazionali e internazionali sono d’accordo col suggerire successivamente controlli annuali, durante i quali rivalutare la sintomatologia e la storia clinica della donna, e, se ritenuto opportuno, consigliare eventuali esami strumentali e di laboratorio per valutare lo stato di salute generale. La comparsa di effetti collaterali soggettivi come tensione mammaria, cefalea o ritenzione idrica può essere gestita con una riduzione della dose, oltre che con il cambiamento della terapia. Relativamente alla durata della TOS, non esistono delle indicazioni ad interrompere tassativamente il trattamento dopo un determinato periodo, ma la scelta di continuare dovrebbe essere affrontata con la donna creando un accordo terapeutico alla luce dei sintomi, dei benefici e dei rischi della terapia. L’utilizzo di dosi basse o ultra-basse e di modalità di somministrazione più neutrali, come la somministrazione transdermica, consente, infatti, di portare avanti la terapia sostitutiva con un buon livello di sicurezza, sempre che non sussistano o non compaiano contrindicazioni all’utilizzo.

In conclusione, più che mai quando si parla di terapia ormonale della menopausa, è fondamentale l’individualizzazione del trattamento sulla base delle esigenze della donna.