Attiviste per la menopausa: una cultura del femminile non più MESTRUOCENTRICA, ma che rimette al centro la donna nella sua globalità.

Se ci pensiamo la vita della donna è stata fino ad oggi, in gran parte, centrata sulle “mestruazioni”, c’è un prima delle mestruazioni: la bambina non conta finché non diventa “signorina”, c’è un durante le mestruazioni dove il ritmo è scandito dall’evento mestruale e i suoi correlati: “ti sono venute? sono regolari? sei in ritardo? non sarai mica incinta? (a 20 anni), non sarai in menopausa? ( dopo i 40 anni), si vede che ti devono venire perché sei nervosa, intrattabile, sei gonfia”! E quando finalmente vengono: “ah che bella mestruazione: un bel sangue rosso fluido abbondante quasi un rito purificatorio ah che liberazione!”.

Vi consiglio di guardare il monologo: Perfetta con Geppi Cucciari scritto da Mattia Torre un racconto femminile scritto da un uomo sul ciclo mensile della donna: quattro martedì, quattro settimane in cui la sensibilità e la percezione del mondo mutano, il corpo muta, il palcoscenico è dominato dal rosso e nel finale dalla luna!

E questo quando va tutto bene! Ma quando c’è dolore (dismenorrea), c’è ciclo abbondante (menorragia) sei anemica, quando per andare a scuola o al lavoro devi imbottirti di farmaci, quando hai paura d’estate di indossare un paio di pantaloni bianchi! Quanti racconti di vite a metà ho raccolto nell’ascolto delle donne quando parlano delle mestruazioni.

Ma oggi possiamo fare a meno delle mestruazioni? Possiamo controllarle possiamo silenziarle fare in modo di averle “on demand” quando come e se le vogliamo. Pillole combinate, continue con estrogeni naturali solo progestinico senza estrogeni, anello vaginale, cerotto, impianti sottocutanei, possiamo e dobbiamo liberarci del “condizionamento” in alcuni casi vera e propria “schiavitù” mestruale.

E dopo i 50 anni? Mentre la fine delle mestruazioni viene vissuta da alcune donne (poche) come un sollievo una rinascita, dalle altre (la maggior parte) viene subito come un addio: alla giovinezza, alla fecondità, alla capacità di sedurre, viene a mancare lo sguardo di desiderio dell’uomo (specchio della propria femminilità).

Un tangibile segnale di ingresso nella vecchiaia: la comparsa-accelerazione dei processi di decadimento, il baratro dell’assenza di ogni funzione.

Invece, nel pomeriggio della vita bisogna reinventare, re-immaginare il modo in cui invecchiamo.

Il terremoto endocrino-emotivo merita un’attenzione “umana” da parte di specialisti più consapevoli e più disponibili. Un accorto e personalizzato intervento farmacologico può rispondere alle esigenze fisiche e psichiche di ogni donna.

La scienza mette a disposizione farmaci ormonali e non, tecnologie di precisione antiaging in grado di ritardare il fenomeno dell’invecchiamento non solo in termini di bellezza, ma anche e soprattutto in termini di salute.

Non dobbiamo avere paura degli “ormoni”, perché ci spaventano? Sono molecole potenti possono fare male se usati male, ma se li utilizziamo con scienza e sensibilità umana possono farci stare molto bene.

Non lasciamo che la Menopausa diventi un business da 600 miliardi di dollari, come purtroppo sta accadendo negli USA. La Menopausa non è un marchio, non è marketing, è prendersi cura della salute della donna in tutti i suoi aspetti, non solo nella scelta del pannolino per le perdite urinarie …

Impariamo a difenderci dai falsi miti, dalle fake news, liberiamoci dai tabù vecchi e nuovi, individuiamo specialisti umani che ci sappiano ascoltare, aiutare, comprendere.

Attuiamo questa rivoluzione copernicana mettendo al centro la donna non la sua mestruazione!